Ipnosi in fisioterapia: una nuova visione manageriale, oltre la pratica clinica.

ipnosi in fisioterapia

Negli ultimi anni, l’ipnosi ha conquistato un rinnovato interesse all’interno del mondo della salute, compresa la fisioterapia.

A sostenerne il valore non sono suggestioni new age, ma evidenze scientifiche consolidate, come per la gestione del dolore cronico  la chinesiofobia e in tutte le situazioni (molte di più di quelle che pensiamo) in cui l’inconscio, attraverso credenze e bias cognitivi, prende il sopravvento sulla creazione di stati emotivi e sui sistemi di scelta più razionali.

Numerosi studi dimostrano come gli stati ipnotici possano influenzare in modo significativo la percezione del dolore, grazie a un’azione diretta sul sistema nervoso centrale. Attraverso suggestioni guidate, è possibile rimodulare l’esperienza dolorosa, ridurre l’iperattivazione dei centri del dolore per migliorare la qualità di vita del paziente. Allo stesso modo, l’ipnosi può essere utile nei percorsi di rieducazione funzionale, quando il paziente sviluppa blocchi emotivi o credenze disfunzionali che ostacolano il recupero motorio.

La vera potenza dell’ipnosi, in ambito fisioterapico, non risiede tanto nell’induzione in sé, quanto nella possibilità di “disinstallare” bias cognitivi e convinzioni limitanti che il paziente ha costruito attorno al proprio dolore.  Pensieri come “il mio corpo è fragile”, “se mi muovo peggioro la situazione” o “non guarirò mai” sono veri e propri ostacoli mentali che rallentano, e a volte bloccano, il progresso terapeutico e possono essere sostituiti con nuovi pensieri e schemi mentali più funzionali, positivi ed efficaci per migliorare la situazione del paziente.

L’ipnosi, se ben utilizzata, può aiutare il paziente a ristrutturare il proprio dialogo interno, rendendolo più funzionale al cambiamento e alla guarigione. In questo senso, la mente diventa un alleato, anziché un freno, nel percorso riabilitativo.

La realtà sull’ipnosi in fisioterapia: tra teoria e pratica

cervello

Nonostante le sue potenzialità, l’ipnosi rimane oggi uno strumento poco utilizzabile nella pratica clinica quotidiana del fisioterapista. Le ragioni sono molteplici: dalla mancanza di una formazione specifica e  realmente applicabile nei vari contesti terapeutici, fino ai limiti di applicazione direttamente collegati al concetto di ipnosi nell’immaginario collettivo. Come la maggioranza delle persone comuni, anche i nostri pazienti, pensano all’ipnosi come una tecnica di manipolazione mentale in cui si perde il controllo di se stessi e può essere dannosa per la salute mentale se non eseguita da professionisti altamente specializzati e competenti. Poi, come in tutti gli ambiti, c’è chi ama sperimentare nuove tecniche e chi accetta di questo tipo di approccio esclusivamente per la grande fiducia che ripone nel suo Fisioterapista.

Per andare dritti al punto pochissimi fisioterapisti utilizzano l’ipnosi quotidianamente nella loro pratica clinica.

Non per mancanza di efficacia ma perché oggi non esistono ancora le condizioni sociologiche e culturali perché questo sia possibile. 

Molti corsi di formazione propongono induzioni ipnotiche ed esercitazioni suggestive, spesso condivise anche sui social, ma è importante chiarire un punto: quella che si sperimenta in aula è, nella maggior parte dei casi, una bellissima esperienza di crescita personale, utile per migliorare l’auto-consapevolezza, l’empatia e la comunicazione terapeutica, ma difficilmente replicabile con il paziente nel proprio studio. Poi parliamoci chiaramente, non tutti hanno la capacità, la sensibilità e una predisposizione di base per praticare l’ipnosi in fisioterapia a buoni livelli.

Quindi buttiamo tutto al vento?

O ancor peggio buttiamo via il bambino con l’acqua sporca?

Adoro l’ipnosi, ho iniziato a studiarla più di 15 anni fa e per questo dovevo trovare un punto di caduta sul suo utilizzo in Fisioterapia.

Nel futuro sono sicuro che le cose cambieranno. Immagino percorsi terapeutici in cui l’ipnosi entra nelle varie fasi terapeutiche come la terapia manuale, l’esercizio terapeutico o la terapia fisica. Ma oggi non è ancora giunto il tempo, per questo insieme al team di Fisioterapia Italia e a un altro esperto del settore Charlei Fantechi, abbiamo concepito un nuovo modo di declinare i principali concetti dell’ipnosi all’interno non solo del percorso terapeutico, ma di tutta l’esperienza che vive all’interno del centro: dal primo contatto al rapporto nel tempo.

L’ipnosi conversazionale è una forma di comunicazione che utilizza tecniche dell’ipnosi tradizionale integrate nel linguaggio quotidiano, in modo sottile e naturale, senza che la persona si accorga di essere sottoposta a suggestioni ipnotiche. Viene anche chiamata ipnosi indiretta e fonda le sue basi sull’ ipnosi ericksoniana, dal nome di Milton Erickson, il medico e psicoterapeuta che l’ha resa popolare.

Cos’è l’ipnosi conversazionale?

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È una modalità di dialogo che:

• Utilizza un linguaggio ricco di metafore, storie, analogie e domande aperte.

• Favorisce stati di rilassamento e focalizzazione mentale.

• Porta la persona a vivere un’esperienza soggettiva trasformativa, anche mantenendo uno stato di veglia.

• Rende più recettivo l’inconscio, aprendo la porta a cambiamenti positivi.

Cosa sono le suggestioni ipnotiche?

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Le suggestioni ipnotiche sono indicazioni o inviti verbali che orientano l’attenzione e l’immaginazione della persona verso determinate sensazioni, pensieri o comportamenti. Possono essere:

• Dirette: “Ora senti il tuo braccio diventare sempre più leggero.”

• Indirette: “Alcune persone scoprono che, semplicemente respirando profondamente, iniziano a sentirsi più tranquille…”

Ogni parola conta: un percorso che inizia prima del primo incontro

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Il primo passo non è quando il paziente varca la soglia dello studio. Inizia molto prima. La comunicazione pre-visita è il primo punto di contatto su cui il fisioterapista deve concentrarsi. L’invio di video e messaggi preparatori, strutturati con una sequenza precisa, è un’occasione potente per orientare la mente del paziente. L’uso di metafore, frasi chiave e parole che verranno riprese in studio crea una sensazione di familiarità e coerenza che rafforza la fiducia.

La lettera di benvenuto: spostare il focus sul paziente

All’arrivo, la consegna di una lettera di benvenuto personalizzata rappresenta uno strumento fondamentale per mettere il paziente al centro. Una lettera ben scritta non solo trasmette accoglienza e professionalità, ma induce uno stato mentale di “possibilità di controllo”. Il paziente deve sentire: “Mi affido perché siete esperti, ma anche io posso fare la mia parte.”

Un concetto ben approfondito da Tali Sharot nel libro La scienza della persuasione, che dimostra quanto sia potente la sensazione di avere un impatto sul proprio processo di guarigione.

Il primo incontro: valutare la predisposizione alla guarigione

Durante il primo appuntamento, l’utilizzo di test di sovraccarico cognitivo, con punteggi qualitativi e quantitativi, permette al professionista di valutare la predisposizione mentale alla guarigione. Questi strumenti aiutano a individuare aree di vulnerabilità ma anche leve motivazionali su cui lavorare nei successivi incontri. Il consiglio, se non si è esperti, è quello di programmare una consulenza con chi ha competenze di linguistica, scienze della persuasione in ambito sanitario.

Il diario clinico: rendere visibile il cambiamento

Un altro elemento chiave è il diario clinico. Permettere al paziente di monitorare i propri progressi tramite test di autovalutazione, stimola la consapevolezza e rinforza i piccoli successi quotidiani. Ogni pagina scritta dal paziente è un passo verso la riappropriazione del proprio corpo e delle proprie possibilità. Probabilmente questo è il file più difficile da realizzare. Questo perché il fisioterapista medio è portato ad inserire nel diario clinico soprattutto test di natura clinica non conoscendo quali domande e test di valutazione possono generare fiducia nel Fisioterapista come nel percorso terapeutico e aumentare l’aderenza al trattamento stesso.

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La forza del team: ogni interazione è una possibilità

Infine, ogni membro del team deve essere formato su quando e come utilizzare le suggestioni linguistiche. Dal front office al lettino, ci sono momenti in cui il paziente è più suggestionabile: all’ingresso, durante un gesto terapeutico rassicurante, quando sta sentendo dolore in modo ripetuto o nel caso opposto, in una situazione di rilassamento post-trattamento. Esistono frasi come “Stai già facendo molto più di quanto pensassi”, dette al momento giusto, possono agire come veri e propri ancoraggi positivi. 

Conclusioni

La fisioterapia del futuro – e del presente – non si limita al trattamento fisico. Integra conoscenze psicologiche, neuroscienze, comunicazione efficace. Le parole, quando scelte con cura, diventano strumenti terapeutici. Non si tratta di manipolare nel senso comune del termine, ma di “manipolare a fin di bene” la percezione del paziente, per renderlo protagonista attivo della sua guarigione. 

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All’interno dei percorsi formativi del network Fisioterapia Italia, ogni anno vengono proposti nuovi piani didattici specifici per migliorare la comunicazione, la leadership e l’applicazione delle neuro scienze in ambito riabilitativo. 

L’ipnosi ha senza dubbio un potenziale interessante nella gestione del dolore e delle barriere psicologiche in fisioterapia. Tuttavia, nel contesto attuale, il suo utilizzo è più legato alla formazione e alla crescita personale del fisioterapista, piuttosto che a una reale applicazione clinica. Ciò non toglie che, con una maggiore integrazione tra neuroscienze, comunicazione terapeutica e psicologia del dolore, in futuro potremmo assistere a un cambiamento di paradigma, dove corpo e mente saranno finalmente trattati come un’unica, inscindibile unità. 

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Continua a leggere solo se:

    1. Hai capito che, per far crescere il tuo centro, hai bisogno di avere competenze manageriali specifiche ed efficaci. Devi saper padroneggiare il marketing, la comunicazione e il management. Questo ti farà vincere lo scontro inevitabile con la concorrenza e uscire per sempre dalla guerra dei prezzi. Usare i social faceva la differenza qualche anno fa, ora non basta più!

 

    1. Sai bene che le scorciatoie ammaliano i fisioterapisti come le sirene i marinai, se vuoi essere il centro leader della tua zona non basta avere il sito e fare le campagne social. Quelle servono per riempire un lettino (se sei normodotato un lettino si riempie da solo con il passaparola) per riempire un centro di fisioterapia moderno e con più collaboratori serve ben altro. Serve una strategia!

 

  1. Comprendi che chiunque (ogni agenzia di marketing improvvisata o pseudo guru) ti offra la soluzione per aumentare il fatturato del tuo centro va incontro ad una progressiva inefficacia nel tempo. Evita di farti incantare, devi crescere come manager della tua struttura. Sei tu che devi essere capace di analizzare, programmare e creare nuovi servizi. Essere solo bravi fisioterapisti è ormai insufficiente per padroneggiare il mercato.

Devi utilizzare un metodo efficace, ripetibile e che ha già ottenuto risultati nel tuo specifico ambito. 

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